L'antipapa veneziano by Gianmaria Dona' Dalle Rose

L'antipapa veneziano by Gianmaria Dona' Dalle Rose

autore:Gianmaria Dona' Dalle Rose [Gianmaria, Dona' Dalle Rose]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2019-06-04T22:00:00+00:00


GIORDANO BRUNO, O DELL’INQUIETUDINE

Giordano, al secolo Filippo, nasce in quel di Nola nel 1548, ai piedi del monte Cicala, figlio di un uomo d’armi, l’alfiere Giovanni Bruno, e di Fraulisa Savolina. Del paese natale conserverà sempre un ricordo nostalgico nei suoi furibondi pellegrinaggi per il mondo. Il nome di battesimo – come spiegherà lui stesso mezzo secolo più tardi davanti all’Inquisizione – lo deve al cattolicissimo Filippo II di Spagna, segno di quanto possa essere beffardo il destino.

La famiglia è di condizioni modeste e Filippo impara a leggere e a scrivere dal prete Giandomenico de Iannello, studiando grammatica nella scuola di Bartolo di Aloia. Poi si trasferisce a Napoli per istruirsi nelle lettere, nella logica e nella dialettica, che apprende sotto il frate agostiniano Teofilo da Vairano, aristotelico di scuola averroistica.

A Napoli Filippo inizia a interessarsi anche di mnemotecnica, una delle passioni che lo accompagneranno tutta la vita. Verso i quindici anni entra nell’ordine domenicano e assume il nome di Giordano. Nel 1570 è suddiacono, diacono l’anno successivo, sacerdote nel 1573. Nel 1575 si laurea in Teologia. Il convento di San Domenico Maggiore possiede una grande biblioteca, dove Giordano studia i testi di Aristotele e Tommaso d’Aquino, san Gerolamo e san Giovanni Crisostomo, Marsilio Ficino, Raimondo Lullo e Nicola Cusano. Incompatibile alla regola conventuale, sempre al limite tra la cacciata e la fuga, si disinteressa delle sottigliezze scolastiche e si interessa alle opere proibite tra cui l’Elogio della follia di Erasmo. Riscontra nei suoi confratelli una fondamentale mancanza di cultura e una condotta morale non proprio irreprensibile. L’insofferenza si manifesta in simpatie verso teorie eretiche, come quelle ariane, tanto da venir denunciato e processato una prima volta. Per paura della prigione, lascia Napoli e si sposta a Roma, ospite del convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva. Ma Giordano – come Caravaggio – ha la fuga nel destino: è accusato di aver gettato nel fiume un frate, quindi nel 1576 abbandona il saio e si rifugia a Genova, poi nella Repubblica indipendente di Savona, dove insegna grammatica ai bambini e cosmografia agli adulti. L’anno seguente è a Torino e a Venezia, dove pubblica il suo primo testo, perduto, De’ segni de’ tempi.

A Venezia, però, scoppia la peste e deve nuovamente fuggire. Questa volta verso Padova, dove riprende l’abito domenicano prima di spostarsi a Brescia e a Bergamo. L’inquieto peregrinare lo conduce in Francia e successivamente a Ginevra. Qui lascia ancora una volta il saio, si fa calvinista e si mantiene come correttore di bozze grazie al marchese di Vico, il napoletano Galeazzo Caracciolo, calvinista egli stesso e transfuga dall’Italia. Nella città svizzera entra all’università come professore di teologia, ma ben presto si scontra con il titolare di filosofia Antoine de la Faye e viene processato e condannato per diffamazione. Costretto a dileguarsi, ripara a Lione e poi a Tolosa, dove lavora all’università e scrive un trattato sull’arte della memoria.

Nel 1581, interessatosi alla contesa fra cattolici e ugonotti, è a Parigi, dove tiene un corso sugli attributi di Dio secondo san Tommaso d’Aquino.



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